Chi siamo

Parigi, ruggenti anni 20. Sulla rive droite  della Senna, a Montmartre, la città non è più quella del secolo precedente. I grandi artisti della Belle Epoque, che di questo quartiere povero di denaro ma ricchissimo di talenti hanno fatto la propria casa, hanno lasciato il segno e camminando in rue Lepic sembra di sentire ancora i loro passi sull’acciottolato. A Les Folìes Bergère si sente ancora parlare di Toulouse Lautrec, quell’uomo piccolo e scontroso che pochi anni fa ha rivoluzionato  il mondo della pubblicità, con quelle linee essenziali e quei colori forti che sembravano far pregustare gli intrattenimenti offerti da ballerine e cantanti. Sulla rive gauche, a Montparnasse,  un giovanissimo Hemingway passa le sue giornate a scrivere e le notti al Select, circondato da scrittori, esuli politici e artisti. Un posto perfetto per fare due chiacchiere con Picasso e Modigliani o per concedersi una bottiglia da 60 centesimi con Ezra Pound o Francis Scott Fitzgerarld.

In questa città modernissima e decadente, passeggiando per le strade affollate di musica e risate illuminate dalla luce gialla dei lampioni dove il profumo sensuale delle ballerine dei cafè chantant si mescola all’acre odore del vino da pochi soldi tanto apprezzato dagli artisti squattrinati, nasce l’idea di Effervescente.

O almeno, ci piacerebbe molto che fosse andata così. E in un mondo parallelo, di quelli che esistono solo se ci credi fino in fondo, forse tutto questo è successo realmente. Quello che sicuramente vero è che le storie, gli storytelling, sono il nostro pane quotidiano e le parole sono la nostra sfida più divertente. Pensiamo che nessun obiettivo sia irraggiungibile, che nessun mezzo sia troppo innovativo e che nessuna idea sia troppo ardita.